Palazzo D’Avalos

Procida

Terra Murata

L’ex Carcere dell’isola di Procida è un imponente edificio sul mare, costituito dall’intervento urbano cinquecentesco realizzato nel finire del sec. XVI° per volere del Cardinale Innico d’Avalos dagli architetti Cavagna e Tortelli. D’Avalos con la costruzione del suo Palazzo fece realizzare l’attuale accesso a Terra Murata il cui borgo era accessibile solo dalla spiaggia dell’Asino dopo punta Lingua e grazie a questo collegamento si ebbe lo sviluppo urbano dell’isola con la nascita dell’insediamento del borgo della Corricella, la realizzazione del Convento di Santa Margherita Nuova e l’attuale architettura dell’abbazia di San Michele. Il Palazzo Signorile fu dal 1734 confiscato dai regnanti borbonici e istituiscono a Procida il primo sito Reale di caccia divenendo sia per Carlo III ma in particolare per Ferdinando IV residenza reale per la caccia, prima della realizzazione di Capodimonte e la Reggia di Caserta. Il complesso monumentale, dopo essere stato Palazzo Reale dei Borbone, tra i 22 beni allodiali della Corona, nel 1815 venne trasformato in scuola militare e poi nel 1830 in carcere del Regno con successivi ampliamenti che vennero realizzati dal 1840 per la nuova funzione di bagno penale, all’unità d’Italia carcere di massima sicurezza dello Stato italiano. Nel Carcere di Procida sono stati detenuti Cesare Rosaroll e Luigi Settembrini, e dopo la caduta della repubblica di Salò, dal ’45 al ’50, vale a dire fino all’indulto Togliatti, furono rinchiusi tutti i principali capi della “nomenclatura fascista”, da Graziani, a Teruzzi, a Cassinelli, nonchè Julio Valerio Borghese. Il complesso Monumentale è costituito dal Palazzo D’Avalos, il cortile, la Caserma delle guardie, l’Edificio delle Celle singole, il Padiglione delle Guardie, l’Edificio dei veterani, la Medicheria, la Casa del Direttore, il tenimento agricolo detto la Spianata di circa 18.000 mq. “Un sistema unitario ed inscindibile dalla emergenza monumentale rappresentata dal Palazzo d’Avalos che, travalicando l’interesse artistico e storico particolarmente importante per i suoi caratteri peculiari, che ne sanciscono l’appartenenza alla storia dell’architettura rinascimentale, esso assume anche il valore di testimonianza della storia politica, militare e urbanistica dell’isola”. Il fatto che il Palazzo sia stato voluto dal colto Signore del Rinascimento, improntandolo a canoni di bellezza, e abitato da Carlo III di Borbone, re illuminato, fa contrasto con il luogo di pena che poi divenne: oggi una semplice visita lo rivela come un posto unico, un luogo dell’anima, in cui si avverte una forte tensione emotiva. Infatti nell’ex carcere tutto è ancora lì, tra le celle e gli androni rinascimentali, consunto e fermato dal tempo: le vecchie divise, le scarpe sul pavimento polveroso e poi le brande arrugginite, le balle di cotone un tempo lavorate nell’opificio, e finanche il lettino per gli interventi ambulatoriali. Tutto giace uguale a se stesso, ma in fondo no, sotto la bellezza mai davvero decaduta di ampie volte e capitelli. Nel 1978 venne chiuso il carcere vecchio (Palazzo d’Avalos) e nel 1988 definitivamente abbandonato anche il carcere nuovo.

6 SETTEMBRE 2020

ORE 6:30

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